Una vecchia fattoria di legno tenuta insieme per miracolo, qualche attrezzo e poi le bestie. Sono tutto ciò che hai. Non resta una madre, che ha partorito con dolore e ci è rimasta, non hai un padre che ti è toccato pure seppellire in gran segreto, non c’è il fratello maggiore, partito con l’esercito confederato alla difesa di Little Rock. L’hanno chiamata Guerra di Secessione, ma è un’eco lontana e cosa ne vuoi capire. C’è la piccola Reese, appena nata e di cui dovrai prenderti cura e poi Lucas che d’improvviso a dodici anni non è più un bambino. Nell’Ozark, in Arkansas, non si corre felici nei prati e non c’è tempo per i riti di passaggio. Ai piedi di quelle montagne, immersi nella vastità selvaggia di una terra che è tutto ciò che sai, diventi grande e basta, lavori e basta, perché se i campi non fruttano la banca ritira la concessione e addio. Kayla di anni ne ha quattordici, e ogni cosa è più grande di lei. Ha imparato a leggere sui salmi e ha paura del fucile Springfield, e in quelle mani senza fine stringe forte l’arma della preghiera, intonando cantilene per non soccombere. Di fronte a nulla. Ora è lei, così tanto orgogliosa e poco innocente, a dover decidere. E la terra non si tocca.
E avrai sempre una casa è un romanzo storico che attraversa un tempo immobile eppure sempre diverso, scandito ineluttabilmente dal lavoro nei campi e dall’alternarsi secco delle stagioni, e da tutti quei deliranti tentativi di resistenza privata che nell’alienazione fisica e nell’isolamento esistenziale e dei sentimenti impossibili, si fanno ancora più duri e tragici. E chi ti sente? Manco il Signore. È la sorte che comanda, ma te sei tosta e vuoi comandare pure sopra a quella.
Un romanzo “americano” dalla prosa ricca e intensa, vigoroso nel tratto rurale e profondo, e soave nei rialzi lirici, in cui la natura è madre e matrigna e l’inquietudine cede il passo alla resilienza più amara a sostegno di un istinto primordiale di autoconservazione che prevale su tutto. Epico e selvaggio, di sangue, sudore e moccio incrostato. Di bronchiti guarite a metà da pozioni di erbe amare. Di maiale fritto d’inverno e nuvole addosso di granturco bollito. Molto più che un pugno di acri o un pollo ingrassato. È in gioco l’identità e nessuno è senza peccato.
Malagoli narra di una lotta alla sopravvivenza, in cui i rigurgiti adolescenziali si riducono a una pura illusione, la nostalgia ha il sapore di una frittella e dove il sole, insieme al vento e alla pioggia, può essere tanto cattivo. Dice del cotone spiluccato tra le piaghe della febbre e della malnutrizione, di un abito nuovo indossato alla luce della luna, mentre tutti dormono e dell’azzurra promessa di fiducia raggomitolata nel taschino di una giacca da grande.
E avrai sempre una casa è una storia di solitudine e coraggio, di forza e indigenza, a sviscerare una spinta alla determinazione che sfida l’inammissibile, sollecitando la sopportazione oltre ogni ragionevolezza e in virtù di necessità pratiche e inderogabili. Che a volte le cose bisogna farle accadere, diceva la mamma. E Kayla ora lo sa, quant’è vero.
Erika Di Giulio
Titolo: E avrai sempre una casa
Autore: Piero Malagoli
Casa Editrice: Edizioni Spartaco, 2019
Pagine: 328