Soffiano ancora forti i venti dell’anarchia e i sogni utopici di rinnovamento sociale, quando – all’indomani dell’unità d’Italia – Napoli è sfregiata da cinque simboli indecifrabili che ne insozzano di rosso le mura. Simboli anarchici che imbrattano largo Castello, il Real orto botanico, Gianturco, il porto, la Marina. Re Umberto I e la moglie Margherita sono attesi in città e si teme per la loro sorte. Toccherà a un manipolo di scagnozzi l’incarico di impedire qualsiasi attacco. Intanto, dopo il fallimento del moto insurrezionale del Matese, Enrico Malatesta e Carlo Cafiero a Napoli ci sono tornati, solo che è meglio non dirlo troppo in giro che si sa come vanno certe cose: alla fine è sempre colpa loro. Anarchici nel midollo, liberi dopo la detenzione, condottieri integerrimi di masse calpestate e offese. L’uno selvaggio e infuocato come un tizzone ardente che guai a tradire un’emozione, l’altro purissimo e fragile, in odore di irreversibile alienazione. Due gocce d’acqua nello spirito. Indivisibili e ostinati. Giusto di Silvia possono fidarsi. Figlia di Carlo Pisacane, donna coraggiosa e passionale, nonché amica fedele, Silvia li proteggerà, sostenendoli e amandoli fino alla fine in una discesa agli inferi che ha il sapore di un viaggio oscuro e affascinante alla ricerca della verità. Sul loro cammino il misterioso Venerabile, la medium Eusapia Palladino, spiritista dal fascino senza tempo, il sacrificio di Giovanni Passannante, la camorra di Ciccio Cappuccio e due scugnizzi dall’astuzia volpina che tentano di ingrassare nelle fila della Bella società riformata. Un groviglio di politica, malavita e sentimenti in cui le idee e il fermento sociale sono cosa grossa, pronta a farsi esplodere senza pietà.
A noi la colpa è un romanzo storico che grida libertà e giustizia e che mette in scena, con mano ferma, sentimenti e moti di ribellione propri dell’animo umano, vilipesi e rivendicati in ogni tempo e in ogni luogo. Una partitura ricca e variopinta che percorre febbrilmente le traiettorie disegnate dal mondo di sopra e dal mondo di sotto, così diversi e complementari e dalle cui crepe schizza fuori violenta una luce che può accecare. E Napoli è una signora grossa e sguaiata, dalle viscere smisurate, dal fascino intoccabile e dai mille volti, odorosa di vita e di morte, di vendetta e follia, velata e disvelata nei percorsi incerti e fatali di tutte le creature nascoste che la popolano. Che bisogna imparare a vedere, anche senza luce.
Nel passo a due tra realtà e finzione, al moltiplicarsi confuso e umido dei vicoli e degli anfratti, crescono i punti di vista e le storie vanno progressivamente accumulandosi, per poi recuperare il centro e avviarsi allo scioglimento finale. Pozioni, vecchi stregoni dal fascino berbero, il bordello di donna Rosa, la tipografia clandestina, grotte, oppio e segreti; e ancora riti massonici, possessioni, l’abitudine disgraziata di chi si vende i capelli per un pezzo di pane. L’affresco della Napoli ottocentesca è ricco di particolari, verista e a tratti romantico, dai toni vividi e talora onirici e dal ritmo mai calante. Leone è qui a ricordarci che sono i personaggi a fare le Storia, piccola o grande che sia.
Erika Di Giulio
Titolo: A noi la colpa
Autore: Lucio Leone
Casa Editrice: Edizioni Spartaco, 2019
PP: 274