A distanza di quasi settant’anni dall’uscita del loro ultimo film (il poco fortunato “Atollo K”), Stan Laurell e Olivier Hardy tornano a rivivere sul grande schermo nel brillante biopic diretto da Jon S. Baird che ripercorre gli ultimi e tumultuosi anni di attività del sodalizio artistico che ha consacrato Stanlio e Ollio a icone senza tempo del cinema internazionale. Partendo da un’attenta documentazione e riproponendo alcune delle loro gag più famose, il film offre un ritratto veritiero e assai commovente del periodo di maggior declino del duo comico, quando nel 1957 entrambi decisero di intraprendere una lunga tournée nei teatri di Inghilterra nel disperato tentativo di racimolare fondi per la produzione del loro prossimo film. Ed è proprio da questo viaggio che Baird prende spunto per “smacherare” i due comici, mostrandone fragilità, diversità, incomprensioni, perché una volta tolta la bombetta, i balletti, le battute esilaranti, le luci del palcoscenico e gli applausi della platea, resta l’immagine sbiadita di due cuori fragili, nostalgici, costretti a esibirsi di fronte ad un pubblico sempre più sparuto, appigliati ad un epoca che non esiste più e delusi da una generazione che sembra averli dimenticati e rimpiazzati con nuovi idoli. Ed ecco che nello sguardo sconsolato di Stan Laurell dinanzi al manifesto pubblicitario di Gianni e Pinotto, gli astri nascenti del cinema americano, si intravede un senso di profonda insicurezza e malinconia che rischierà di incrinare irrimediabilmente il rapporto, sia dentro che fuori dal set, con il compagno di una vita. L’arduo compito di ri-dare vita ai due protagonisti è stato affidato ai già noti Steve Coogan (“Philomena”), probabilmente nella migliore performance della carriera, e John C. Reilly (“Carnage”), entrambi molto convincenti dalla prima all’ultima scena, mentre nei ruoli delle rispettive compagne troviamo le ottime Shirley Anderson (“Harry Potter – La camera dei segreti”) e Nina Arianda (“Florence”). Jeff Pope, dopo il grande successo di “Philomena” e ispirato dal romanzo di A. J. Marriott “Laurell and Hardy – The British Tour”, torna dietro la macchina da scrivere regalandoci una sceneggiatura ambiziosa e ben strutturata che sa quando accelerare e rallentare i ritmi del racconto e che riesce nel non facile intento di far divertire e commuovere il grande pubblico. Degni di nota sono anche l’accuratezza dei costumi, la suggestività delle scenografie, ma soprattutto il lavoro alla regia di Jon S. Baird, al suo terzo lungometraggio, che a partire da un notevole piano sequenza iniziale fino ad arrivare negli ultimi minuti del film alla toccante scena del balletto, ha dimostrato di avere il talento necessario per dirigere film di questo calibro e di questa complessità. In definitiva “Stanlio e Ollio” verrà ricordato come uno dei migliori, se non il migliore, film biografico degli ultimi anni, un film che è una dichiarazione d’amore ad un cinema che nostro malgrado non vedremo più, un opera dolcissima e divertente che racconta di due stelle del cinema e delle loro fragilità, ma che in fondo potrebbe anche parlare di tutti noi.
Voto: 7,5.
Patrick Maurizio Ferrara.